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Ai fini dell'integrazione del reato ex art. 572 c.p. è necessaria la sussistenza del dolo abituale.Corte di Cassazione, sentenza 6 aprile 2017, n. 17574

Corte di Cassazione, sentenza 6 aprile  2017, n. 17574 per visualizzare l'allegato è necessario autenticarsi

L'uomo, un capo famiglia autoritario e intransigente che non "riusciva a comunicare con i figli, e usava metodi di disciplina assai severi", aveva evitato la condanna in primo grado per maltrattamenti in famiglia. Il Tribunale aveva infatti escluso una condotta abituale, osservando che il clima familiare tuttavia non era sempre stato teso e non ravvisando "la volontà e la consapevolezza di persistere in un'attività vessatoria" dato che "l'imputato teneva all'educazione dei figli, seppure con metodi non condivisibili e li aiutava a migliorare il rendimento scolastico e le relazioni con i coetanei".
La Corte di Appello invece, riformava "in pejus" la sua posizione, tenendo conto dell'esclusione delle finalità rieducative delle condotte dell'uomo, considerate gratuite e dovute solo "al carattere collerico e aggressivo, tanto che i figli vivevano in uno stato di timore e soggezione al punto di rifiutarsi di vederlo". L'uomo pertanto ricorreva al terzo grado di giudizio e la Suprema Corte riteneva fondate e da approfondire alcune delle doglianze dello stesso. La Cassazione infatti ha ritenuto che non sia stata motivata a sufficienza "la sussistenza del necessario elemento psicologico del dolo abituale", che caratterizza il reato di maltrattamenti, limitandosi a richiamare il generico criterio per il quale "non è necessario uno specifico programma criminoso, ma è sufficiente la consapevolezza di persistere in un'attività vessatoria diretta a ledere la personalità della vittima, senza argomentare circa la coscienza e la volontà dell'imputato di persistere in un'attività vessatoria".

Per questa ragione, la sentenza viene annullata con rinvio ad altra sezione per nuovo giudizio sul punto.


 

autore: Zadnik Francesca